Due giudici vanno in pensione e non sottoscrivono la sentenza depositata: giusto processo non violato

Pronunciandosi su un caso “rumeno” in cui si discuteva della legittimità della sentenza deliberata da un collegio di giudici dell’Alta Corte, due dei quali erano andati in pensione nelle more tra la decisione ed il deposito della sentenza, e le cui sottoscrizioni sulla sentenza depositata erano state lasciate in bianco dal Presidente del Collegio che, in base al codice di rito, aveva apposto la propria firma dando atto della mancata sottoscrizione per l’intervenuto pensionamento dei due colleghi, la Corte EDU, ha ritenuto, all’unanimità, irricevibile il ricorso proposto dal condannato, il quale aveva denunciato la presunta violazione dell’art. 6 CEDU (diritto al giusto processo). Il caso, come anticipato, riguardava l’eccezione proposta nei confronti dell’esecuzione di una sentenza che condannava l’ex presidente della Camera dei deputati ed ex presidente del Partito socialdemocratico) alla pena, condizionalmente sospesa, di due anni di reclusione, per abuso d’ufficio commesso durante il periodo di campagna elettorale. Nel procedimento dinanzi all’Alta Corte di Cassazione il ricorrente aveva proposto opposizione avverso l’esecutività della sentenza che lo condannava, in quanto due dei cinque giudici del collegio non avevano firmato la sentenza ed erano andati in pensione prima che la motivazione della sentenza fosse depositata. Il presidente dell’Alta Corte aveva apposto la sua firma dando atto della mancata sottoscrizione dei due giudici interessati, secondo quanto previsto dal codice di procedura penale. Nel procedimento svoltosi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, il ricorrente si era lamentato del rigetto da parte dell’Alta Corte della sua opposizione all’esecuzione della sentenza, invocando l’articolo 6 (diritto a un processo equo) della Convenzione EDU (Corte europea diritti dell’uomo, Sez. IV, 4 novembre 2021, n. 75317/17).
Source: Quotidiano Giuridico