di Roberto Mugavero
Il rischio dell’uso di armamento non convenzionale CBRN, ovvero di agenti chimici, biologici e radiologici o di ordigni atomici, ha visto nel corso dell’ultimo decennio, anche alla luce dell’attuale situazione geopolitica internazionale, del trend crescente del terrorismo e della proliferazione delle Armi di Distruzione di Massa (WMD), una tendenza evolutiva che, dalla fine della guerra fredda, nessuno avrebbe mai potuto prevedere né immaginare.
Quello che un tempo era un armamento d’elezione e temibilissimo, ma con uso ristretto all’ambito di possibili azioni militari e volto all’acquisizione di vantaggi strategici o tattici, oggi si rivela invece uno strumento di confronto, scontro, pressione e minaccia che interessa la geopolitica a livello mondiale, con effetti potenzialmente destabilizzanti e sviluppi difficilmente prevedibili.
Paradossalmente nel recente passato, ed in particolare nel mondo bipolare creato da USA e URSS dopo la Seconda Guerra Mondiale, il periodo di pace di cinquant’anni vissuto durante il “confronto simmetrico” Est-Ovest è stato determinato proprio dalle capacità nucleari dei due blocchi. Tali capacità, con la loro presenza, hanno prevenuto conflitti bellici su scala regionale, così come su larga scala, all’interno delle zone di influenza più o meno uniformemente ed ugualmente suddivise tra Mosca e Washington e presenti in Europa, Asia e Centro America.
Alla luce di quanto sopra, nulla poteva essere più errato del ritenere, nel 1991, la dissoluzione dell’Unione Sovietica come la fine del rischio di una guerra globale con uso di ordigni nucleari ed armamento non convenzionale.
Infatti, il vuoto politico venutosi a creare, ha reso necessaria un’azione volta al riempimento del potere sovietico venuto meno e che ha visto, per circa 20 anni, il rafforzamento della presenza occidentale in un certo numero di paesi, soprattutto del Medio Oriente, a valle della quale si è verificato un costante incremento nella complessità e multidimensionalità della minaccia asimmetrica e nel rischio di uso di armamento nucleare, radiologico, biologico e chimico. Minaccia e rischio che hanno visto estremizzare la propria portata con i grandi cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio sulla mappa geopolitica mondiale e a seguito dei quali vi è stata la creazione di nuovi e diversi poteri regionali in cui, spesso, il più grande ruolo in termini di forza ed influenza è giocato proprio dall’armamento non convenzionale specialmente di tipo atomico.
A tale proposito occorre notare come per molti Paesi – è caso dell’Iran e della Corea del Nord – lo sviluppo di capacità nucleari non viene perseguito come mero obiettivo volto alla difesa della nazione quanto quale strumento sia per guadagnare rispetto e considerazione a livello internazionale sia quale leva per conquistare un ruolo primario nei negoziati e nei colloqui politici a livello regionale e con le grandi potenze.
Occorre altresì rilevare poi come, il ricorso all’uso di armi CBRN, sia stato già ampiamente messo in pratica nell’ambito di conflitti locali ed azioni terroristiche (vedi il caso della Siria, dell’Afghanistan e dell’Iraq con disseminazione di agenti nervini e soffocanti) e come gli estremismi che sempre più si concretizzano nella proliferazione di articolati network terroristici (vedi il caso di Al-Qaeda ed ISIS) valutino con assiduo e crescente interesse le sostanze chimiche, biologiche e radiologiche, così come il possibile utilizzo di ordigni atomici e bombe sporche, quale utile strumento da impiegare contro infrastrutture, personale militare e popolazione civile per l’affermazione delle ragioni di cui tali gruppi si ritengono giusti portatori.
Per questo l’esigenza di essere preparati ad una efficace risposta contro tale nuova, emergente e sempre più concreta tipologia di minaccia ha assunto oggi caratteristiche di urgenza non più differibili determinando la necessità di avere disponibili specifiche capacità volte a poter monitorare, valutare ed identificare potenziali rischi e vulnerabilità e da poter utilizzare quale supporto alla strategia, alla pianificazione, ai processi decisionali, alla deterrenza e al miglioramento delle capacità operative.
In questo una particolare ed emergente branca dell’intelligence, la “CBRNe Intelligence” (posta a sua volta all’interno della cosiddetta S&TI o Scientific and Technical Intelligence) si dimostra sempre più essere un’utile strumento nel definire i possibili elementi ostili, le intenzioni, le finalità, gli obiettivi, le armi utilizzabili, le capacità organizzative e tecnico-logistiche possedute e le modalità operative per mezzo delle quali la minaccia può essere concretizzata.
Ciò attraverso l’osservazione dei mutamenti geopolitici, economici, sociali, religiosi e culturali, l’analisi di territori ed aree, la definizione di caratteristiche ed attività di stati, network, gruppi e singoli portatori di minaccia, lo studio di accadimenti e dinamiche connessi ai diversi aspetti scientifici e tecnologici dei settori CBRN e WMD (ari di distruzione di massa), così come con la determinazione della gamma di opportunità e delle motivazioni che possano favorire gli aggressori nell’adozione di comportamenti estremi e finalizzati a colpire un dato obiettivo.
La CBRNe Intelligence è attualmente un valido ed ineguagliabile strumento di ragionata e qualificata consapevolezza da porre a sistema nel più ampio quadro di previsione e contrasto dei nuovi rischi per la sicurezza globale.