RIFLETTERE SUL DOMINIO CIBERNETICO PER RIPENSARE AI DOMINI CLASSICI

di Cristiano Galli

 

Già  da qualche tempo il concetto di “multi domain battle” (Kimmons 2016, Palazzo, A. & McLain III, D. P. 2016) ha introdotto nel pensiero militare una profonda riflessione sul significato stesso del termine “dominio”. Come sintetizzato perfettamente da Frank Hoffman e Michael Davies nello scritto del 2013 “Joint Force 2020 and the Human Domain: Time for a New Conceptual Framework?”, l’ormai accettato utilizzo dei costrutti concettuali dei quattro domini classici: terra, mare, cielo e spazio con l’aggiunta dell’ultimo nato e forse più peculiare spazio cibernetico, “crea una cornice di riferimento che definisce la preparazione e la condotta del conflitto. Ogni istituzione e servizio militare sviluppano la dottrina e le piattaforme specificamente disegnate per operare o manovrare nell’ambito del proprio dominio dominante. Poca preparazione viene fatta per la condotta del conflitto al di la di questo costrutto limitante”.

 

L’affermazione di Hoffman e Davies è tanto vera quanto la costante applicazione di un pensiero limitante che vede ogni Forza Armata continuare a ragionare in una logica esclusiva e non integrativa di domini separati che si integrano solamente nel momento in cui la realtà  della guerra moderna, così complessa e olistica, le porta a scendere sul “campo di battaglia”. Senza una preparazione dottrinale e di pensiero coerente le Forze Armate si trovano costantemente ad adattare in fase tattica la condotta del conflitto ad una situazione cognitivamente priva di chiarezza strategica, operando in uno stato di costante disallineamento fra ends, ways e means.

 

Riflettere sul significato del più giovane dei domini, lo spazio cibernetico, ci può aiutare a ripensare i domini classici, ma soprattutto ci può aiutare a sviluppare un nuovo modo di pensare allo significato stesso di “dominio”.

 

Lo spazio cibernetico (cyberspazio) è il dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica e dello spettro elettromagnetico per immagazzinare, modificare e scambiare informazioni attraverso le reti informatiche e le loro infrastrutture fisiche. A differenza dei domini classici, è un ambiente artificiale frutto per eccellenza dell’attività umana e rappresenta la quinta dimensione della conflittualità.

 

La natura artificiale del cyberspace lo rende, di per sé, più che un dominio a se stante, un vero e proprio “strato” trasversale a tutti gli altri domini fisici, ma soprattutto la caratteristica che lo contraddistingue è proprio la dimensione “umana”. Per la prima volta un dominio operativo, al di là  della propria natura fisica, mette l’uomo al centro del sistema. Il cyberspace non esisterebbe nemmeno se non fosse legato all’agire, cognitivo ed emotivo, dell’elemento umano al suo interno.

 

Questo è sicuramente l’elemento rilevante su cui ragionare. Prendendo in prestito una definizione dalla dottrina della Pubblicazione AJP 3.10, la funzione InfoOps è descritta come “una funzione dello staff a staff mirata ad analizzare, pianificare, valutare e integrare le attività  informative per generare gli effetti desiderati sulla volontà, la comprensione e le capacità degli avversari”.

 

Ci rendiamo subito conto che agire sulla volontà , la comprensione e le capacita  degli avversari significa, a tutto tondo, agire sulla dimensione della cognizione umana che comprende proprio l’agire nella sua versione più olistica. In ogni dominio operativo l’elemento essenziale è proprio caratterizzato dall’elemento umano. E’ l’uomo che percepisce i segnali che derivano dai propri sensi, è l’uomo che processa questi segnali in percezioni ed è l’uomo che, sulla base della realtà  virtuale creata da queste percezioni, attiva tutti i processi emotivi e cognitivi che portano alle decisioni ed alle conseguenti azioni. Tutti questi processi avvengono pertanto nel centro operativo dell’essere umano: il cervello. E’ il cervello che genera la realtà, più o meno oggettiva, sulla base della quale si generano collaborazioni, cooperazioni, conflitti e guerre. La vera dimensione operativa diventa pertanto la dimensione cognitiva, da intendersi quale massima espressione dell’attività  cerebrale più elevata dell’homo sapiens.

 

Partendo dal costrutto classico della strategia che vede mezzi e modi al servizio dei fini, possiamo riflettere sul fatto che il fine ultimo di ogni operazione militare è proprio nella capacità di influenzare la dimensione cognitiva di un potenziale avversario. Mezzi e modalità debbono pertanto essere orientati a questo fine strategico. Come nel costrutto dell’intelligenza emotiva di Daniel Goleman, le competenze intra-personali (conoscenza, comprensione e gestione di sè) ed inter-personali (conoscenza e comprensione dell’altro e gestione delle relazioni sociali) costituiscono gli elementi fondanti per poter gestire in maniera efficace ogni forma di relazione umana. Perchè dovrebbe essere diverso quando si parla della più complessa e potenzialmente distruttiva forma di relazione, il conflitto?

 

Si tratta pertanto di ripensare la cornice concettuale propria delle dimensioni operative puntando ad una convergenza mono-dimensionale nella quale lo spazio cognitivo – da intendersi quale sintesi di sensazione, percezione, comprensione, volontà  ed azione o comportamento – diventi un unico spazio all’interno del quale ristrutturare la dottrina, i processi decisionali e le capacita  operative.

 

L’evoluzione di pensiero passa necessariamente dalla ricerca e dalla capacità  di fare sinergia con i campi scientifici che si occupano della materia. Le neuroscienze cognitive, il neuro-marketing, la neuro-economia, insieme alle scienze sociali sono settori che, grazie all’evoluzione tecnologica, ci stanno mettendo nelle condizioni di addivenire ad un nuovo livello di consapevolezza rispetto alle modalità con le quali i nostri cervelli funzionano, influenzando ogni forma delle nostre relazioni sociali.

 

Lo spazio cibernetico non è altro che un prodotto della cognizione umana che, per la prima volta, ha generato un network globale nel quale ogni forma di intelligenza individuale si sta fondendo in una vera e propria forma di “intelligenza collettiva”.

 

La sfida del futuro diventa pertanto proprio la capacità di acquisire consapevolezza e conseguentemente dominare questa dimensione dell’agire umano. I domini classici: terra, mare, cielo e spazio ed il dominio cibernetico si devono pertanto fondere in un unico dominio cognitivo nel quale ogni operazione militare, cinetica e non cinetica, deve avere, come fine ultimo, quello di influenzare l’agire dell’avversario in modalità  funzionali ai propri obiettivi strategici.

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