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AFFRONTARE LE NUOVE MINACCE IN SCENARI DI CRISI

di Serena Lisi

La complessità  sempre più marcata dei contesti nazionali e del panorama internazionale sta conducendo ad un sistema fluido nel quale sono emersi, o stanno emergendo, nuovi elementi (tecnologici, umani o di sistema) in base ai quali verranno ridefiniti a breve i nuovi equilibri a livello globale. Ed è questo che si intende quando si parla di nuove sfide, che si tratti di politica, economia, cultura/società  o, meglio ancora, di sicurezza.

 

In ambito sicurezza, un ruolo di primo piano è detenuto “e non può essere altrimenti“ dalle forze armate, le quali nel corso degli ultimi anni hanno anch’esse subìto una trasformazione per adeguarsi ai cambiamenti in atto. La necessita  di affrontare scenari caratterizzati da minacce ibride, in cui non esiste solamente la componente cinetica militare (di intensità  variabile) ma dove le forze devono confrontarsi anche con entità  non militari, ha comportato una sorta di riorganizzazione al fine di rispondere adeguatamente ai cambiamenti già  in essere o che si presume possano verificarsi nel futuro prossimo. Anche perché, come è facilmente intuibile, la presenza di molteplici elementi attivi che non rientrano nella categoria di “forza di opposizione” può avere un impatto significativo sull’andamento di una missione.

 

Per poter interagire al meglio in situazioni di crisi in cui la pluralità  di attori rende il quadro generale decisamente articolato, un primo adattamento deve necessariamente passare attraverso nuovi percorsi addestrativi. Per quanto riguarda l’Esercito Italiano, esiste un centro di addestramento che dal 2006 si occupa esattamente di questo. Il Ce.Si.Va, ovvero il Centro Simulazione e Validazione con base a Civitavecchia, nasce a seguito di una iniziativa portata avanti dall’allora Capo di Stato Maggiore, Generale Francesco Cervoni, che a partire dal 1998 cercò di creare una struttura addestrativa più razionale dal punto di vista finanziario e anche di impatto ambientale basato sul concetto di simulazione come strumento primario di riferimento. Da uno studio approfondito compiuto anche grazie ad esperienze maturate in ambito internazionale nacque un progetto che nel 2004 doveva portare alla realizzazione della prima struttura embrionale del Ce.Si.Va, nella forma di due centri di simulazione, uno di brigata e uno di reggimento. Il fine di questi due centri era quello di portare il Comandante e il suo staff alla risoluzione di un problema operativo, non più come una volta con le soluzioni di cattedra o con un approccio strettamente dottrinale: tutto quello che era didattico doveva diventare operativo, sfruttando dei simulatori.

 

Ma qual’è la missione del Ce.Si.Va I compiti fondamentali (“espliciti” in gergo militare) del Ce.Si.Va sono cinque:

  • Addestrare i Comandanti e gli staff delle unità  designate all’impiego prima dell’inizio delle missioni.

  • Condurre la sperimentazione delle piattaforme tecnologiche che serviranno all’esercito del futuro per avere una completa digitalizzazione del campo di battaglia. Questo fa parte del progetto definito “Forza NEC”. A questo scopo esiste, all’interno del Centro, un’organizzazione dedicata, appunto, alla sperimentazione e integrazione dei nuovi sistemi tecnologici.

  • Contribuire allo sviluppo concettuale e tecnico di tutti quelli che sono i futuri sistemi di Comando e Controllo, sia nazionali che internazionali, partecipando a simposi, gruppi di lavoro e progetti, al fine di realizzare un sistema che sia sempre più attagliato alle esigenze operative, semplice e fruibile (Modelling & Simulation). Un esempio di progetto internazionale è la Federated Mission Network (FMN) che ha preso l’eredità  dell’Afghan Mission Network. Quest’ultima rappresenta un insieme di protocolli realizzati da un gruppo di lavoro voluto dal Generale McCrystal nel 2011, quando si trovò a capo di una coalizione di 18 Paesi con altrettanti sistemi di Comando e Controllo che non riuscivano a comunicare tra di loro se non attraverso meccanismi lunghi e farraginosi che impedivano il flusso delle informazioni in real time. Questo perché ogni nazione aveva il proprio sistema di C2 e di trasmissione. Quindi vennero elaborati degli standard affinché tutte i Paesi che partecipavano alla missione in Afghanistan potessero comunicare tra loro agevolmente. Una volta consolidata l’Afghan Mission Network, si è passati alla Federated Mission. Ogni Paese della NATO, per poter impiegare un sistema deve rispettare quelli che sono i protocolli inseriti nella FMN. L’Italia ha contribuito con il SIACCON, che è un sistema certificato in ambito NATO.

  • Organizzare e condurre seminari per il personale che la forza armata designa per andare ad operare all’estero all’interno di contingenti o all’interno di organismi internazionali. Questi corsi servono ad agevolare l’integrazione del personale nel posto dove devono recarsi.

  • Contribuire allo sviluppo di alcune parti dottrinali dell’Esercito. Per dottrina si intendono tutte quelle procedure scritte per la risoluzione di problemi operativi attraverso una standardizzazione sia dei procedimenti tecnico-tattici, quindi dell’azione tattica sul terreno, sia tutte quelle nozioni che servono per dare gli ordini e fare degli assessment. Ad esempio, nel 2016 il Ce.Si.Va ha realizzato una pubblicazione denominata Generic Forces, impiegata per la contestualizzazione delle forze di opposizione: è stato disegnato un nemico su quattordici differenti scenari affinché durante le esercitazioni, a seconda delle esigenze, si utilizzi uno schema invece di un altro e ci si addestri a combattere “quel” nemico specifico.

 

Le fasi dell’esercitazione

 

L’attività  di addestramento presso il Ce.Si.Va non si ferma mai nel corso dell’anno. Non è raro che più di una esercitazione possa essere svolta contemporaneamente e poiché la natura di alcune di esse è maggiormente complessa rispetto ad altre, il tempo di preparazione si allunga comportando un impegno di mesi. Come si pianifica, organizza e conduce una esercitazione? Tenendo in considerazione il fatto che ogni Paese ha una serie di prerogative e problematiche nazionali, il punto di riferimento per poter unificare il modo di pianificare, organizzare, condurre e valutare una esercitazione lo dà la NATO che ha fissato degli standard specifici. Innanzitutto vi è la standardizzazione della nomenclatura: è importante che se una esercitazione prevede determinate figure di rilievo, queste vengano chiamate ovunque nello stesso modo.

 

Sono quattro le fasi di una esercitazione. La prima è la pianificazione. Il responsabile principale di tutte le esercitazioni è l’Ufficiale preposto alla programmazione (OSE, Officer Scheduling Exercise). E’ il livello più alto. L’OSE è responsabile di un documento chiamato EXSPEC (Exercise Specifications). In pratica, il Comandante attraverso questo documento specifica cosa vuole che si faccia: vengono inseriti gli obiettivi dell’esercitazione, chi deve farla, come, dove e quando.

 

 Attraverso questo documento – e qui si passa alla seconda fase – si cede la responsabilità  dell’organizzazione all’Ufficiale che conduce l’esercitazione (OCE, Officer Conducting Exercise) incaricato di produrre un altro documento, l’EXPLAN (Exercise Planning). In questo documento sono contenuti lo scenario con Stati inventati e con situazioni che possono anch’esse essere inventate o riprodurre eventi effettivamente già verificatisi. Una volta predisposto lo scenario occorre passare alla contestualizzazione operativa, quindi si scrivono tutti i documenti di operazione. Se la Training Audience (TA) è una Brigata, l’OCE si comporta come se fosse una Divisione, cioè un Comando superiore. Ci sono tre modi per poter addestrare la Brigata: tramite simulatori oppure attraverso il metodo del MEL/MIL (Main Event Listi/Main Incident List) driven, cioè la scrittura di injection scritte a monte (le injection sono “eventi” o “incidenti” che vengono fatti ricadere sulla TA e ai quali questa deve rispondere). Oppure, c’é il metodo misto, cioè attività  cinetiche con il simulatore e attività  non cinetiche con le injection scritte ad hoc.

 

Una volta scritto l’EXPLAN, entra in gioco un’altra figura importante che è l’Ufficiale direttore dell’esercitazione (ODE, Officer Directing Exercise), responsabile della parte “condotta” vera e propria. Tutto quello che serve lo scrive all’interno di un documento definito EXIN (Exercise Instructions), nel quale si entra nel dettaglio dell’esercitazione. Si impostano tutte le attività  che servono per condurre l’esercitazione.

 

La fase finale è l’assessment, ossia la valutazione fatta dall’Evaluation Team che dipende dal Direttore dell’esercitazione. Il team ha il compito di verificare se gli obiettivi indicati dall’OSE e gli obiettivi addestrativi individuati dall’OCE siano stati raggiunti dalle unità  addestrate. In questo stadio finale si individuano anche  eventuali mancanze e si evidenziano quali sono gli aspetti da migliorare.

 

A fine esercitazione, il Ce.Si.Va elabora anche una valutazione sull’aspetto organizzativo, le cosiddette lessons learned (lezioni apprese).

 

Lo Scenario

 

Lo scenario è la sceneggiatura, l’ambiente, l’insieme dei personaggi necessari allo svolgimento di una esercitazione. E’ fondamentale perché è legato a tutto ciò che poi un Comandante deve analizzare (i cosiddetti fattori esterni) nel momento in cui si reca per espletare una missione. Lo scenario è l’insieme di tutto quello che va a circondare l’unità nel momento in cui si inizia l’operazione. Nasce per avere la capacita  di una monitorizzazione costante su quelli che sono gli scenari operativi reali che vedono impiegate le nostre unità all’estero. La Sezione Scenario ha il compito di ricevere gli aggiornamenti sulla minaccia dagli organi preposti (perciò si parla di intelligence), gli aggiornamenti politici ed economici. Il database delle informazioni della Sezione è dunque costantemente revisionato. Il Capo Sezione ha poi anche il compito eventuale di creare quegli scenari di addestramento che non esistono ma che sono richiesti in previsione di qualcosa che potrebbe succedere e quindi occorre un quadro di riferimento per addestrare alla risoluzione di quel problema operativo all’interno di quello scenario che in quel momento non esiste. Quindi ha il compito di “montare” il film. Inoltre mantiene un legame stretto con tutte le componenti dello scenario che non sono solo militari ma èanche civili, ed ecco il motivo per cui la Sezione si avvale dell’apporto di analisti che hanno un background professionale di tipo economico, politico, sociale o culturale specializzato nella comprensione di particolari fattori. Nel caso di scenari particolarmente complessi, si lavora su format NATO predisposti. In tal caso, la Sezione si occupa di definire gli aspetti specifici relativi alle forze nemiche (le OpFor), come agiscono, il course of action, qual è il combat effectiveness, oppure ad altri attori (NGOs, media, autorità  civili, ecc.). Quindi si vanno a creare dettagli da inserire su un quadro già  definito ma facendo attenzione a non entrare in contrasto con esso.

 

La Sezione Scenario è concepita per includere esperti di settore e analisti. Il Capo Sezione può inoltre contare sull’apporto di professionisti militari esterni al Ce.Si.Va, per cui nel creare uno scenario può convocare, ad esempio, il J2 del COI (Comando Operativo di vertice Interforze) per avere l’ultimo aggiornamento su un teatro operativo specifico. Inoltre la Sezione lavora in stretta collaborazione con l’Ufficio Sicurezza del Ce.Si.Va, poiché ha una sezione informativa che si relaziona con tutte le agenzie di intelligence del territorio nazionale per l’acquisizione di tutte quelle informazioni inerenti la minaccia nelle aree di operazione.

 

Dunque lo scenario è uno degli elementi principali della fase di pianificazione in quanto  la situazione geo-strategica su cui opera l’unità  che si deve addestrare. Una volta realizzato, la Sezione contribuisce all’organizzazione e alla conduzione dell’esercitazione con dei ruoli specifici. Nella fase di organizzazione diventa responsabile di alcune lezioni in cui si illustra lo scenario in modo tale da mettere in condizione il personale del MEL/MIL (si veda il paragrafo successivo) di capire il tessuto dello scenario stesso per far sé che vengano scritte delle injection (attivazioni) che lo rispettino. Durante la condotta dell’esercitazione, chi ha scritto lo scenario (il Capo Sezione o Chief Scenario) diventa il consulente del Direttore dell’esercitazione e controlla che il filo conduttore di tutto lo scenario non venga stravolto. Nella fase finale, quella dell’assessment, verrà fatta una valutazione dello scenario stesso in base ai risultati e si indicherà se si è dimostrato adatto per quel tipo specifico di esercitazione.

 

Il MEL/MIL

 

Una volta definito uno scenario, come già evidenziato, si chiede al Comandante della Training Audience quali sono gli obiettivi addestrativi. Generalmente si scelgono scenari non-real, con aree geografiche note a livello macro mentre a livello micro vengono utilizzati nomi di fantasia per quanto riguarda gli Stati e gli attori principali. Una volta chiariti gli obiettivi addestrativi, la Sezione MEL/MIL definisce quali sono gli eventi principali. Cosa sono gli eventi? Sono le macro aree dove verrà  esercitata la TA. Le macro aree possono essere per esempio la manovra, il supporto alla manovra, il sustainment, quindi delle aree abbastanza ampie dove poter poi far affluire delle storyline. E’ chiaro che a seconda del tipo di scenario e a seconda del tipo di missione che in quello scenario andrà  ad assolvere la TA si dà maggiore rilievo ad un evento piuttosto che ad un altro. Ad esempio in caso di situazioni di combattimento reale, la manovra diventa un evento di una certa importanza a cui va dato risalto. Definiti gli eventi, si creano delle storyline per ciascuno di essi.

 

Queste storyline vengono chiamate anche “incident”, incidenti. Vengono pianificate delle sessioni chiamate writing weeks, che come indica il nome durano un periodo che va da una a tre settimane, anche se in genere si tratta di due settimane, durante le quali si creano ed inseriscono nel sistema tutte le storyline. Nella prima settimana si definiscono quali sono gli eventi e si scrivono gli incident. Della storyline si scrive in linea generale qual’è la descrizione, quali sono le cellule della TA che verranno esercitate durante il suo svolgimento, quale reazione ci si aspetta da parte della TA (expected outcome) e quali sono le misure di coordinamento nell’ambito dell’xCon (Exercise Control) legati a questa storyline. Poi si fa schematicamente una bozza in ordine cronologico di quello che sarà  all’incirca il numero e il tipo di injection collegate a queste storyline. In pratica si tratta di una tabella. Finita la prima settimana di scripting c’é una rifinitura di tutte le storyline e si inizia la seconda settimana di scripting dove materialmente si scrivono le injection, che non sono altro che dei messaggi (delle “attivazioni”) che vengono inviati alla TA sotto varie forme, dalla mail alla telefonata o videoconferenza, che servono ad attivare e a cadenzare quella che sarà poi la storyline completa. Insieme alle injection si realizza anche una tabella di sincronizzazione generale dove ci sono tutti gli eventi e tutti gli incidenti e serve a sincronizzare le varie storyline in base al tempo e al tipo.

 

Una volta terminato lo scripting, si passa alla conduzione dell’esercitazione vera e propria. E lì si mettono alla prova le capacita  delle unità  esercitate di gestire la situazione complessa dettata dallo scenario e dalle attivazioni che quotidianamente, e per tutta la durata dell’esercitazione, vengono riversate sulla TA.

 

 

Conclusioni

 

Come è evidente da quanto illustrato, l’attività  svolta dal Ce.Si.Va, oltre ad essere articolata, non solo per complessità  ma anche per la varietà  delle funzioni, richiede alti livelli di preparazione professionale abbinati a capacità  altrettanto elevate di coordinamento con unità  esterne alla sua struttura. L’utilizzo sempre più frequente della Forza Armata in situazioni di criticità che non sono solo quelle di crisi o di conflitto vero e proprio (basti pensare al ruolo svolto dai nostri militari a fronte di emergenze nazionali quali i disastri naturali o il sostegno alla sicurezza interna) esige necessariamente un’attenzione maggiore alla formazione continua e al ruolo delle istituzioni ad essa preposte, quali il Ce.Si.Va. Il cambiamento non è solo interno: le nuove sfide sono regionali se non addirittura globali, anche quando nascono dentro i confini nazionali; dalla fine della Guerra Fredda la NATO ha costantemente adeguato il proprio concetto strategico e la propria raison-dâ tre al mutamento del panorama internazionale. Nuovi membri, nuovi approcci, nuove minacce: tutti elementi che impongono adeguamenti sia politici che militari e, come si è visto, una maggiore standardizzazione dei sistemi nazionali per poter operare insieme a favore della sicurezza collettiva.