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La legge di stabilità che crea instabilità ..tra le forze politiche di maggioranza. Ora ci pensi il Parlamento!

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di Luciano Nappi
Cresce la tensione tra le forze politiche di maggioranza che sostengono il Governo Monti.  Ma quanto spazio c’è per cambiare effettivamente la legge di Stabilità, magari anche in chiave elettorale, alla luce delle prossime scadenze?. D’altronde per la politica  e i partiti potrebbe essere un’ottima occasione di riscatto per riconquistare un rapporto di fiducia con la compagine sociale. Una classe politica che ormai dal 1992, venti lunghi anni, non è più in grado di offrire un progetto e una visione strategica al nostro Paese immaginandone un futuro adeguato. Se vogliamo pensare seriamente al nostro comune obiettivo degli Stati Uniti d’Europa non  dobbiamo fare l’errore di prescindere dall’Italia. Anzi dobbiamo ricominciare dall’Italia! La nostra storia è qui ed è talmente grande, densa e piena di esempi illustri che costituisce un perno fondante e una forza di traino vigorosa per il futuro delle politiche comunitarie.
Alla stessa stregua e con lo stesso vigore dobbiamo ricordare che anche la politica non ha rappresentato sempre  un’attività finalizzata all’arricchimento personale o della casta ma ha significato passioni, speranze e ideali di libertà, di emancipazione, di solidarietà.  Quindi è l’intero Paese che deve trovare la forza di rimettersi in cammino reagendo a questa sorta di tristezza, di disperazione e di rassegnazione generalizzata in cui sembra caduto.
Anche la Legge di Stabilità si presenta come un occasione irripetibile per la classe politica e per il Parlamento di riconciliarsi con il Paese, con le forze sindacali e con la società civile. 
Queste le principali novità introdotte dal testo della legge sulla base della Relazione Tecnica al provvedimento. Quasi 9 miliardi di euro di minori entrate per lo Stato nel 2013, compensate in parte da oltre 6 di prelievo aggiuntivo.
Questo il saldo della legge di Stabilità, ma guardando agli effetti concreti della manovra su imprese e famiglie, l'aggravio di tasse nel 2013, considerato l'aumento dell'Iva, arriverà a 4 miliardi di euro. In sostanza si contrae la possibile riduzione della base imponibile su cui si calcolano le tasse e dunque dimagrisce lo «sconto» fiscale, perché ad ogni voce interessata andrà applicata una franchigia di 250 euro e per le detrazioni anche il limite dei 3.000 euro. Quindi se il Parlamento confermerà la legge, il taglio di deduzioni e detrazioni colpirà i redditi del 2012 con effetto retroattivo. Dunque le spese sostenute nell'anno corrente, sulle quali magari si considerava un certo risparmio fiscale, avranno un peso diverso sul bilancio familiare rispetto a quanto preventivato. E’ come se si cambiassero le regole del gioco a partita iniziata anzi, visto che siamo già ad ottobre, potremmo dire a partita quasi finita!
Se vediamo con attenzione gli effetti delle singole misure l'imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, introdotta come anticipazione della Tobin Tax europea, porterà nelle casse dello Stato 1,1 miliardi di euro, ma provocherà anche una diminuzione del 30% delle compravendite azionarie e dell'80% di quelle relative ai derivati.
La diminuzione di un punto delle aliquote IRPEF, attualmente al 23 e al 27%, dovrebbe portare ai contribuenti un beneficio di 6 miliardi di euro. Da notare che il beneficio sarà esteso a tutti  i contribuenti e ad ogni tipo di reddito. Forse le poche risorse a disposizione potrebbero essere destinate in maniera più equa concentrandole maggiormente sui redditi più bassi.
La detassazione dei salari di produttività porterà ad un beneficio di 1,2 mld nel 2013 e di 400 mln per gli anni successivi. Finalmente il Governo ha ascoltato le richieste delle forze sindacali nel tentativo di facilitare la conclusione in tempi brevi di un accordo tra le parti sulla produttività, possibilmente entro e non oltre il 18 ottobre, quando Mario Monti si potrà presentare al Consiglio Europeo con un altro importante traguardo raggiunto. 
Per quanto riguarda l'Iva, il governo considera una riduzione di imposta di 3,3 mld, in quanto l'aumento di 2 punti delle aliquote al 21% e al 10% era già previsto dalla legge precedente e di fatto aumenterà solo di 1 punto.
Ma la Legge di Stabilità introduce novità anche per la scuola. La manovra prevede, infatti, interventi sugli orari degli insegnanti che si tradurrebbero in un taglio degli organici. Dovrebbe aumentare l'orario degli insegnanti, compresi quelli a 18 ore, che verrebbero portati tutti a 22/24 ore e sarebbe un aumento di quattro o sei ore che coinvolgerebbe anche gli insegnanti di sostegno mentre negli altri Paesi le ore di lezione sono in media non più di 18 o 19. Il tutto a parità di stipendio, si intende. Le conseguenze saranno, dunque, maggiori carichi di lavoro per i docenti e la riduzione di migliaia di supplenze senza preoccuparsi di un ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro dei docenti e della qualità della didattica. Il tutto nonostante le recenti assicurazioni avute dalla categoria  di un miglioramento, solo annunciato, per le condizioni del settore. 
Ma c’è anche qualche ravvedimento dell’ultimo minuto. Salta la tassa sull'Irpef delle pensioni di invalidità sopra i 15mila euro ma rimane il prelievo sulle pensioni di guerra. Così come saltano invece i circa 50  milioni di risparmi che si sarebbero  ottenuti con la stretta ai permessi della legge 104 per i lavoratori pubblici che assistono un parente disabile.
Ma è l’intero impianto della legge, con qualche luce ed ombra a onor del vero, che sembra essersi dimenticato delle politiche sociali ed in genere  della società civile, un settore fondamentale del nostro Paese. E a questo sembra aver preferito lo Stato e il Mercato. Servirebbe una maggiore attenzione ai temi sociali. Tra pubblico e privato ci vuole il civile. Finalmente anche l’ISTAT sembra aver predisposto strumenti innovativi. Infatti  ha deciso di iniziare la contabilità nazionale sul BES (Benessere Equo e Sostenibile). Accanto al PIL, dunque, ci saranno anche degli indicatori per capire come il sistema Italia procede verso un modello di sviluppo che guarda anche all'equità e alla sostenibilità sociale.
Le prime reazioni di incredulità e sdegno si sono immediatamente diffuse fra le organizzazioni delle persone con disabilità già dopo le prime indiscrezioni sugli ulteriori tagli ai trasferimenti alle Regioni e agli enti locali e all’ennesima insostenibile restrizione alla spesa sanitaria prospettata dalla bozza della Legge di Stabilità.
Le riduzioni progressive che in 4 anni hanno eroso i fondi per il sociale da 2 miliardi e mezzo a 270 milioni di euro, i tagli derivati dal Patto di Stabilità, la già pesante sforbiciata dei trasferimenti alle Regioni stanno producendo effetti gravissimi nei servizi alle persone con disabilità e ai non autosufficienti distruggendo una rete di protezione già estremamente lacerata. I risultati sono evidenti. Le persone stanno perdendo l’assistenza, il supporto, i servizi. Con le misure prospettate dalla Legge di Stabilità, le politiche sociali sarebbero irrimediabilmente compromesse.
Sicuramente  ci aspettiamo qualcosa di più da questo Governo che tanto ha fatto per il nostro Paese. Nell’Agenda del Governo Monti spesso si usa il termine equità per cui è lecito aspettarsi qualcosa di più come una svolta strutturale nella gestione delle politiche sociali. 
Ora spetta al Parlamento cambiare rotta e porre rimedio allo smantellamento delle agevolazioni fiscali, alla riduzione brutale degli interventi di sostegno e di contrasto all’impoverimento. Non sembra corretto  contrapporre welfare e crescita economica, anzi proprio il welfare rappresenta un motore di sviluppo per far ripartire il nostro Paese.
A tal proposito riprendiamo i dati contenuti nel Rapporto povertà 2012 della Caritas Italiana che confermano come l’attuale sistema del welfare sia incapace di gestire le nuove povertà come pensionati, casalinghe e anziani. Secondo la Caritas c'è una «evidente incapacità» dell'attuale sistema di welfare a farsi carico delle nuove emergenze sociali derivanti dalla crisi economico-finanziaria. 
Quindi anche noi siamo d’accordo con il titolare di Via XX Settembre che la Legge di Stabilità è un punto di svolta poiché finalmente affronta molti argomenti fino ad oggi ritenuti intoccabili, come la riduzione delle aliquote IRPEF, ma il provvedimento si può sicuramente correggere in Parlamento modificando i punti più contestati, magari in nome di una vera  e ritrovata “equità” sociale e di un nuovo rapporto di fiducia con i cittadini.
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