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“Forze dell’Ordine e Comunicazione”

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“Forze dell’Ordine e Comunicazione” è un libro scritto da Alessandro Butticè, quando era in servizio attivo nella Guardia di Finanza come ufficiale superiore, con un sottotitolo quanto mai significativo: “Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Opinione pubblica e Mass media”.
Un libro uscito all’inizio del decennio aureo della Pubblica amministrazione, che grazie alla lungimiranza di Franco Bassanini ha ricevuto una ventata di ammodernamento dopo oltre quaranta anni dall’entrata in vigore della Costituzione, che vuole il suo buon andamento e l’imparzialità. E’ passata dal segreto alla trasparenza degli atti. Un decennio che inizia con il diritto/dovere di comunicare e termina con la legge 150/2000 sulla “Disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni”, che in alcuni suoi punti dopo undici anni deve ancora trovare delle adeguate soluzioni.
Il libro di Butticè, pur non essendo giovanissimo, è quanto mai di attualità in questo particolare momento per una pluralità di ragioni. Le cronache quotidiane non sono avare nel segnalare che il “crimine” è sempre dietro l’angolo, le violazioni della legge piccole o grandi sono all’ordine del giorno e gli amministratori pubblici, abusando delle loro posizioni, in più di una occasione ne sono protagonisti. Senza eccezione di schieramento.
Qui entrano in scena le Forze dell’Ordine delegate a prevenire e reprimere con leggi e regolamenti fumosi. Sono loro a stare sul territorio per vigilare sulla sicurezza dei cittadini, a scoprire i non pochi evasori fiscali e ad arrestare i latitanti eccellenti. A sacrificarsi per il bene comune. Non sempre quello che fanno per la collettività ha trovato i giusti riconoscimenti o è stato raccontato come si dovrebbe. Poiché fanno parte della pubblica amministrazione e la legge lo consente hanno compreso che la comunicazione e l’informazione sono armi vincenti sia per portare a conoscenza del cittadini i risultati conseguiti che per aprire le porte di un mondo non sufficientemente conosciuto. Tutto questo si poteva realizzare con la comunicazione di servizio e così hanno fatto .
Negli anni in cui chi scrive ha incominciato ad interessarsi di cronaca “nera” non era per niente facile avere notizie degne di essere pubblicate. Era necessario consumare le suole delle scarpe, battere la città, avere amici dentro e fuori le Forze dell’Ordine. Si doveva fare il giro degli ospedali, delle stazioni dei carabinieri e dei commissariati per poter scrivere qualche “breve”. Le fiamme gialle interessavano poco.
Le notizie si dovevano sollecitare o “carpire”. Te le fornivano solo se riscuotevi la fiducia dei vari Pasquale Monizio, Tau, Stiatti e Alfonso Tozzi, tanto per fare i nomi di alcuni eccellenti servitori dello Stato, ma con il contagocce. Poi lentamente si sono aperte istituendo, senza tanto clamore, l’ufficio stampa e con il passare del tempo attrezzatissimi uffici di comunicazione, che nulla hanno da invidiare alle grandi multinazionali.
Butticè, ora è un autorevole dirigente dell’Olaf e collaboratore da Bruxelles di Argil News, un periodico on line che si interessa di problematiche dell’Unione europea, ha il pregio di aver saputo raccontare in maniera scorrevole, alla portata di tutti, come le Forze dell’Ordine siano riuscite ad uscire fuori dalle loro torri eburnee e diventare delle case di vetro e a conquistare così il favore della gente. Nel farlo ha anche tracciato la storia della comunicazione delle Forze dell’Ordine e lo ha fatto prendendo spunto dalle pubblicazioni che le contraddistinguono e costituiscono lo specchio della loro qualificazione: Polizia Moderna, Il Carabiniere e Il Finanziere. Tre pubblicazioni mensili, soprattutto “Il Finanziere” e “Polizia Moderna”, di indubbia professionalità per i temi che affrontano e per l’immagine che conferiscono al Corpo di appartenenza. Il loro patrimonio di attività al servizio della nazione.
Il valore dell’opera di Butticè deve essere valutato anche sotto un altro profilo e questo sta nei capitoli con i quali affronta il tema “con chi comunicano le Forze dell’Ordine, l’identità della società italiana, cosa dire alla gente e come dirlo”. A tutto questo si deve aggiungere, per completare, le sue considerazione sull’addetto stampa. Come deve essere, quali regole deve seguire e quale l’approccio psicologico nel canalizzare. Oggi l’addetto stampa è sotto osservazione e si tenta di conferire ad esso competenze che non sono per niente proprie.
Non più una fonte ufficiale di alta caratura, ma un selezionatore. Suo compito anche quello di stabilire cosa dire o non dire (non era un compito dello spin doctor?) e di predisporre la scala delle precedenze nel canalizzare le notizie di interesse pubblico. Una tendenza che potrebbe schiudere scenari diversi dagli attuali. Stabilire che le istituzioni pubbliche si interessano solo di comunicazione istituzionale e non di informazione. Quest’ultima è di competenza esclusiva del giornalista dei media. (g.f.)

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