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Oltre l’Euro

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di  Giuseppe Blasi  
“Oltre l’euro” è il titolo che detti a una mia conversazione tenuta presso un Rotary Club laziale il 18 giugno del 1998 e quindi 13 anni orsono. Riscoprendola tra le mie carte mi sono reso conto che pressoché nulla è cambiato in Italia rispetto alle analisi allora fatte. La ripropongo quindi in forma di sintesi e senza aggiornamenti ai lettori di Argilnews a dimostrazione e sollecitazione degli sforzi che devono essere fatti per vincere le resistenze e le insipienze di coloro che per “mestiere” si propongono o hanno operato alla guida del nostro Paese.
 “Con la nascita dell’euro ha dunque preso corpo il terzo polo monetario … Ciò che in questa sede mi preme mettere in evidenza sono alcune future possibilità di interazione tra aree economiche forti e l’Italia, per la quale, proprio l’ingresso nella moneta unica europea porrà alcuni problemi di sviluppo.
E’ evidente che il processo di unificazione monetaria rientra in una sorta di inevitabile (ed auspicato) processo storico di aggregazione. Dai localismi alla globalizzazione infatti è ormai un dato acquisito che il futuro dei rapporti tra Stati deve tenere conto di una interazione non più legata a limitazione alcuna, laddove le tecnologie hanno ormai contribuito  a superare molti dei confini spaziali e temporali che limitavano le possibilità operative dell’uomo.
Ciò premesso, bisognerà però ora comprendere che la condizione di benessere delle società non sarà più soltanto commisurata alla produzione ed ai consumi ma, per quanto concerne la parte più evoluta del mondo, sarà in futuro sempre più valutato tenendo conto della qualità della vita e quindi anche degli aspetti ambientali e della qualità dei servizi.
Uno dei limiti che può rallentare il cammino del progresso è a mio parere costituito da una concezione strettamente mercantile dell’azione politica ma, ancora prima, da una visione del percorso vitale dell’uomo in chiave strettamente economica …
Una dose eccessiva di monetarismo è prevalente da anni in molti paesi ma in modo particolare in Italia dove per atavica abitudine e prassi consolidata ci si preoccupa del contingente evitando così, per totale carenza di una politica economica di programmazione, di provvedere a soddisfare molte delle esigenze dei cittadini … Questa limitata capacità dell’azione politica non potrà mai risolvere la varietà di problemi che il nostro Paese presenta e che, trascurati, vengono prepotentemente alla ribalta: si veda per tutti il problema ambientale …
Insisto nel dire che nel nostro futuro i nuovi indici da considerare dovranno comprendere il grado di istruzione, la qualità della sanità e dei trasporti, gli indici di disponibilità di tempo libero, fruizione dell’arte …
In questa visione prospettica l’ammissione della nostra moneta nell’euro è stata fortemente condizionata da convenienza e necessità politica … è di tutta evidenza che il governo per raggiungere il traguardo prefissato ha fatto leva unicamente sugli strumenti fiscali e monetari, null’altro.
Alla data del maggio 1998, nella grande sala delle feste dove si celebrava l’euro, l’Italia vi è entrata come un paese de-strutturato e a-strutturato.
La sua de-strutturazione è palpabile ed è quotidiano oggetto di cronaca giornalistica che denuncia una vistosa carenza di manutenzione in particolare dell’ambiente. Ciò esprime una delle massime evidenze negative per alluvioni, frane e crolli del nostro patrimonio edilizio e soprattutto artistico di cui si tralascia la catalogazione.
D’altro lato la a-strutturazione, cioè tutto quel complesso di iniziative e di investimenti mai realizzati tendenti ad ampliare i servizi tramite quelle opere infrastrutturali utili ad incrementare il livello qualitativo della vita secondo quei parametri di cui si è detto.
L’Italia è entrata nell’ambito monetario europeo spossata nelle finanze … mentre le nostre private attività produttive fanno valere nel mondo le loro capacità, è lo Stato, per i troppi obblighi disattesi, ad affacciarsi al prossimo millennio nella condizione peggiore … a conclusione è dunque possibile affermare che l’Italia è un paese privo delle risorse finanziarie necessarie agli investimenti, utilizzate piuttosto a ripianare debiti consolidati e deficit di bilancio.
Ecco quindi che una accorta azione politica e quindi di politica economica potrebbe immaginare per l’Italia una cooperazione con aree economiche forti per fare in modo che siano altri a intervenire laddove a noi fanno difetto le possibilità. Ma ciò impone chiari disegni strategici, capacità di indirizzo, di segnali operativi certi. Infatti nessuno sarà disposto a investire se non avrà la certezza di un ritorno economico oltre che la certezza di restituzione dei capitali investiti. Ciò per non cadere nell’errore del prestito obbligazionario che si perderebbe nuovamente nel marasma del bilancio statale. Sarà necessario pertanto ricorrere a prestiti finalizzati attraverso operazioni di project financing.
Se con l’ingresso in euro questa nostra Italia subirà seri controlli monetari … solo il project financing obbligherà il progetto a dimostrare al propria validità … potrà essere così che il popolo italiano paghi una locazione per ogni realizzazione funzionale a migliorare la qualità della vita e … verrebbe accelerato un processo di modernizzazione del Paese a sua volta base di partenza per l’operatività delle generazioni future. Attivare una ipotesi siffatta potrà significare contribuire all’ingresso di capitali nel nostro paese e alla creazione di nuovi posti di lavoro …
E’ necessario ad esempio superare le vecchie culture di sviluppo economico monodirezionate alla sola produzione industriale per programmare e investire sulle risorse del nostro territorio e della nostra gente.
Ricerca, metodi avanzati nelle colture agricole e quindi riappropriazione di troppi lembi di territorio abbandonati, valorizzazione del nostro patrimonio artistico senza tralasciare il territorio e l’ambiente che costituiscono condizione necessaria per investire su una delle più promettenti attività: il turismo. In Italia si può, meglio che in altri paesi.
In questi giorni di fibrillazione mondiale è opportuno riflettere e capire che forse è bene lasciare ad altri la prevalenza nell’hardware (traduzione letterale: ferramenta) per dedicarsi al software che potrà costituire una reale ricchezza per il nostro futuro.
Tutto ciò però va programmato per una evoluzione e un divenire continuo, per il lavoro e la piena occupazione e quindi per il benessere; per indicare ai giovani gli obbiettivi per il loro futuro e un senso per la loro vita di adulti.
In Italia si può.

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