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Meno politica e più informazione pluralistica

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di Gino Falleri
Il conto dei voti ha attestato che non sono andate per niente bene le elezioni amministrative per alcuni partiti politici che siedono in parlamento. Lega e Pdl hanno registrato una pesante sconfitta. Hanno perso credito e pagano quello che hanno e non hanno fatto. Solo il Pd ritiene di averle vinte senza se e senza ma. Nella sua ottimistica valutazione non ha tenuto in considerazione, come invece avrebbe dovuto, l’alta percentuale degli astenuti. Di coloro che sono stanchi degli attuali protagonisti e aspettano di vedere cosa c’è di nuovo all’orizzonte per decidere. La novità è stata il Movimento Cinque Stelle, che non deve essere sottovalutato. Prima dell’aprile del prossimo anno ne potrebbero scendere in campo altri. Al di là dei giudizi dei diretti interessati, mai terzi e quindi obiettivi, il corpo elettorale, sia pure ridotto nella sua dimensione, ha calato l’asso di bastoni, rimarcando così la sua distanza da coloro che, in base al mandato conferitogli, lo amministrano. E non poteva essere altrimenti con una classe politica che, giorno dopo giorno, dimostra di aver perso lo smalto e di non essere più all’altezza della situazione in cui ci troviamo. Anche i Professori perdono posti nella graduatoria dei consensi. Non devono nemmeno essere sottovalutate, per un asettico esame, le bordate di fischi che si sono levate dalle gradinate dello stadio Olimpico di Roma, allorché Arisia ha cantato l’inno nazionale prima del calcio d’inizio della finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Un fatto di estrema gravità che il cronista della Rai ha liquidato in maniera riduttiva con “qualche fischio”. Il malessere che serpeggia nel paese non può essere sottaciuto e messo da parte con qualche battuta. Sono le cronache quotidiane ad attestarlo in tutti i suoi aspetti, persino drammatici. L’attentato di Brindisi, le intimidazioni ad Equitalia - applica le leggi che i nostri rappresentanti in Parlamento, senza alcuna esclusione, hanno votato su iniziativa dei membri delle apposite Commissioni, presiedute da Mario Baldassarri (Terzo Polo) e Gianfranco Conte (Pdl) -, due centesimi in meno corrisposti all’Erario salgono ad oltre 80 euro, ogni errore o ritardo nei confronti della Pubblica amministrazione nei pagamenti si raddoppia o si triplica e la lunga catena di suicidi, che vede vittime innocenti anche i bambini, sono tanti piccoli o grandi segnali. Che dire dell’inversione della prova in materia di tasse? Deve essere il contribuente a provare che quanto sostiene l’Agenzia delle entrate non risponde al vero ed i nostri politici hanno anche il coraggio di affermare che siamo i discendenti di Roma. Tanto che qualche domanda frulla sulla testa, come se ancora viviamo in un paese democratico rispettoso dei diritti dei cittadini. A chi addossare la responsabilità dello stato di incertezza e di profondo disagio sociale ed economico in cui ci si dibatte? La risposta dovrebbero fornirla innanzitutto i sociologi.
L’ultima chicca, dopo l’ipotesi di introdurre un gravame di due centesimi sugli sms, è stata la cosiddetta tassa di scopo a carico dei proprietari di cani e gatti per debellare il fenomeno del randagismo, con l’avallo del governo. E tanto che siamo in argomento cosa hanno finora fatto le nostre autorità nei confronti dell’Ucraina per quella mattanza in atto nei confronti dei cani e dei gatti? Quali sono state le ragioni per scegliere un siffatto paese per gli europei di calcio del 2012, che non sembra che abbia dimestichezza con i diritti degli animali e forse nemmeno dei diritti umani? Le autorità non sono intervenute, ci sono solo iniziative come quella dell’on. Gabriella Giammanco assieme ad altri. Hanno rivolto un appello al presidente del Coni, Gianni Petrucci. Tutto nasce da un emendamento alla proposta di legge 1172 presentato dal deputato del Partito democratico Rodolfo Viola. Quello del randagismo non è un problema nato in queste ultime settimane. Ha antiche radici ed attesta che finora sono state ascoltate molte novelle sulla tutela degli animali e sulle iniziative intraprese, al di là dell’attivismo e dell’impegno delle associazioni e dei loro dirigenti. In certe regioni leggi e regolamenti vengono sistematicamente disattesi e gli animali nei canili e gattili vivono in condizioni quanto mai precarie. Gli animali di affezione oltre a dare lavoro alle industrie, che producono alimenti ed accessori, hanno dato vita ad alcune attività lavorative, che andrebbero a farsi benedire. Anziché una tassa di scopo, come quella ipotizzata sugli animali di affezione, sarebbe stato oltremodo positivo che i nostri parlamentari avessero cancellato del tutto il finanziamento ai partiti, ridotto le spese ed i compensi che vengono erogati nelle tre istituzioni di vertice del Paese e messo infine mano alla scure per tagliare senza tanti complimenti la spesa pubblica. Gl’italiani auspicano che si debba prendere ad esempio i paesi più virtuosi dell’Unione. In Germania i libri di testo sono a carico dello Stato sino al 18° anno d’età e non si pagano le autostrade mentre in Francia non ci sono le accise sui carburanti per le Campagne di Napoleone. Al riguardo è sempre propedeutico ricordarsi quanto hanno scritto Sergio Rizza e Gian Antonio Stella sugli sprechi e privilegi nel loro arcifamoso libro, “La casta”, e tuttora pur essendo inascoltati scrivono sulle colonne del Corriere della Sera per informare come vengono spesi i nostri soldi. Si può anche segnalare quello recente di Mario Giordano dall’emblematico titolo: “Spudorati”. E’ l’assenteismo il termometro dello scollamento che c’è tra elettori e partiti. Una delusione se si pensa a De Gasperi, Moro, Togliatti, Berlinguer, Lama, Nenni, Vanoni, Merzagora, La Malfa e Malagodi, tanto per citare qualche nome. C’è comunque un risvolto che sta passando inosservato: le varie intimidazioni che subiscono i giornalisti che portano alla luce il malaffare ed il termometro della situazione lo fornisce “Ossigeno per l’informazione” e quanto viene riportato dai quotidiani. E che sia in atto qualcosa ancora di indefinibile sul diritto di informare nell’Unione europea lo stanno mettendo in luce l’Ocse e Freedom House. Hanno spinto a dare il via alla prima campagna europea per la libertà ed il pluralismo dell’informazione, cui hanno dato la loro adesione la Fnsi, Articolo 21, Diritto all’informazione ed altre associazioni, che si sono assunte il compito di difendere la libertà di stampa. In Svezia, tanto per fare una citazione storica, è assicurata fin dal 1766. E sempre in quell’anno gli svedesi hanno preso in considerazione il problema della diffamazione a mezzo stampa. • Pur essendo l’informazione un servizio di preminente interesse pubblico nel bilancio statale del prossimo anno non saranno previste risorse per l’editoria e molte testate sono destinate a chiudere, come non pochi giornalisti saranno collocati a riposo. Per avere un quadro della situazione basta legge il numero di maggio di “Prima Comunicazione”. Sul giornalismo incombe una grande crisi, come va sostenendo la Fnsi e qualcuno ritiene che sia indispensabile superare la rigidità contrattuale e guardare all’articolo 2, quello delle collaborazioni, per la flessibilità. Per chi non lo sapesse un redattore a tempo pieno costa qualcosa come 50 mila euro all’anno. L’editore una volta in rosso, se non ci sono altri interessi, chiude. Cosa fare è il dilemma che il sindacato ha dinnanzi a se assieme all’equo compenso, che il governo ha bloccato in Senato. Una legge approntata e varata senza la collaborazione della Federazione italiana degli editori. Ma non sono quest’ultimi a retribuire i collaboratori per le loro prestazioni? Non è assolutamente auspicabile una seconda 150/2000. A Torino nel 2003 i sindacati hanno detto, senza tanti tentennamenti, che non avevano collaborato al testo della 150 e di conseguenza non se ne sarebbero interessati. A tutt’oggi profilo e regolamentazione dell’addetto stampa pubblico sono in alto mare.

 

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