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Nuove idee per riscrivere il futuro

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Roma 24 ottobre 2010 - La regione che si estende da Israele, al Libano, ai Territori Palestinesi, Siria, Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan, presenta i più alti livelli di rischio dell’intero scacchiere internazionale. Nuovi focolai di crisi e di tensione mettono in pericolo la sicurezza e si ripercuotono anche sulla pace e sugli equilibri mondiali, coinvolgendo in primo luogo l’India e l’Asia centrale ex-sovietica. La escalation di violenza è alimentata da contrasti e rivendicazioni etniche, tribali, sociali, economiche e religiose e da governi privi di legittimità interna. Radici diverse, riconducibili spesso all’epoca della colonizzazione e della lotta per l’indipendenza o al periodo della guerra fredda. Ma anche frutto, e allo stesso tempo causa, di una crescente radicalizzazione politica, sociale e religiosa in atto in molti paesi musulmani. Le diplomazie occidentali cercano a fatica soluzioni che riducano i rischi di guerra, ma i segnali sono preoccupanti: in Pakistan, il governo è sempre più debole e indeciso, incapace di trovare nuove forme di consenso e di rassicurare i settori più responsabili della società e la comunità internazionale. La dirigenza di Teheran porta avanti con spregiudicatezza una politica che mira a mettere in crisi gli equilibri faticosamente consolidatisi nella regione e vede nell’arma nucleare lo strumento per l’affermazione di un “nuovo ordine”, con al centro il regime teocratico iraniano. Sulle sponde del Mediterraneo, la rigidità delle rispettive posizioni è un ostacolo insormontabile a un avvicinamento tra il governo di Gerusalemme e l’Autorità Palestinese, favorendo le manovre di gruppi (Hamas, Hezbollah) e paesi (Siria e Iran) fermamente contrari ad accordi con lo Stato ebraico. Il futuro di molti paesi della regione sembra già scritto: povertà, conflitti interni, instabilità politica e sociale, negazione dei diritti fondamentali della persona, affermazione di principi religiosi oscurantisti, guerra aperta. Occorrono idee nuove, approcci che permettano di ridisegnare il futuro, dare speranza a chi vuole la pace e il progresso, isolare gli estremisti, fare emergere una politica di cooperazione regionale e di fiducia. Di queste problematiche hanno parlato la pakistana Ayesha Siddiqa, esperta di sicurezza regionale, Brian Katulis (Center for American Progress), Rouzbeh Parsi (European Union Institute Security Studies), Nicola Pedde (Institute for Global Studies). Il dibattito è stato brillantemente moderato dal noto giornalista di Panorama, Pino Buongiorno.
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