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Berlino, la capitale in evoluzione della Germania

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di Lorenzo Pisoni
Berlino, dolce e cara capitale della Germania, il  tuo manto è completamente cambiato da quando nel 1989 nella città venne scritta una grande pagina di storia.
Da allora  tutti i gli  abitanti hanno incominciato a ricostruire. E le Istituzioni tedesche hanno  voluto e realizzato una capitale con un look nuovo di cui l’esempio più importante è l’imponente Potsdamerplatz, la grande piazza dove è stato lasciato un pezzo di muro e dove è possibile constatare visivamente dove passava questo sbarramento che divideva famiglie e persone.
Nel 1999 Berlino venne dichiarata il più grande cantiere d’Europa. Berlinesi, immigrati di molti paesi dell’Est, ma non solo, contribuivano con il loro ingegno, con il loro lavoro, a ricreare gli splendori di una città che per oltre quarant’anni si era divisa in due dandosi carattere e personalità diametralmente opposti. La Berlino trasgressiva e giovanilista, poiché molti ragazzi si rifugiavano qui per evitare il servizio militare e poi c’erano i giovani soldati dei settori d’occupazione: francesi, inglesi e americani, quella che non andava mai a dormire, quella cosmopolita, che mostrava quasi  le sue infinite possibilità consumistiche, che affrescava il “muro” perché al muro poteva arrivarci e, magari, saliva su una di quelle pedane, dalle quali si osservava di là, per avere un senso di compassione per gli altri. 
Dal Reichstag, a ridosso della Porta di Brandeburgo, nel corso di una mostra temporanea di sculture moderne una fu collocata  in bilico su una finestra che affacciava proprio ad Est: tutti dovevano vedere che i berlinesi potevano esprimersi senza censure di sorta, eccedere, esibendo edifici svettanti a simbolo di libertà come quello della casa editrice di Axel Springer, innalzato nel 1966, nella Kochstrasse al confine con il muro non lontano da uno dei Musei dell’Ovest, quello della Check Point Charlie, rievocazione, documentata con dovizia di particolari, dei casi più o meno disperati di fuga dall’oppressione della DDR.
Check Point Charlie è anche simbolo di una Berlino che non c’è più, ma che ha lasciato il segno.  Lì è rimasto il vecchio gabbiotto per i controlli, dove i turisti curiosi continuano a fare fotografie  per cercare di catturare un passato chiamato oggi modernità.
Poi c’era l’Est. Le atmosfere della Berlino realsocialista riecheggiano, oggi, in alcune scene di recenti film commemorativi come Good bye Lenin o Sonnenallee: un po’ di grigiore, desolazione, malinconia e  tristezza anche quando parate trionfali volevano ravvivare l’ambiente con bandiere troppo uniformi; in alcuni casi si incontrava un gusto per il bello, ma questo si esprimeva soprattutto nel chiuso di pareti domestiche, rari tuttavia. 
Oggi questo Est è totalmente integrato nella città e rappresenta il centro nevralgico di una Berlino in continua evoluzione, dove comprare una casa è accessibile a tutte le tasche.
Gli Osti, ossia quelli dell’Est, sono riusciti a recuperare quel grande patrimonio immobiliare che stava andando in rovina. Il risultato è che dopo un decennio alcune zone dell’Est, come Kollwitzplatz, sono diventate ottimi luoghi di dimora, eleganti e ben serviti, nei quali si trovano sfiziosi negozi e anche il mercatino del biologico che si tiene tutti i sabati mattina – e una vita notturna piacevole per tutte le età. 
Nascere a Berlino oggi significa nascere in una città centro di una nazione importante nella geografia dell’Europa.
Proprio qui si terrà dal 30 novembre al 2 dicembre 2011 l’undicesimo seminario della rete dei comunicatori dell’Ufficio Europeo per la lotta alla frode (Olaf). E allora buon lavoro a tutti.
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