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I Saraceni nel Lazio meridionale

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di Pier Giorgio Monti (direttore scientifico del Museo Archeologico di Fregellae – Ceprano)
La prima scorreria dei predoni saraceni contro le coste italiane risale all’estate dell’anno 652 in Sicilia orientale. Partita dalla Siria, questa prima azione fruttò la cattura di un centinaio di ragazze che furono rivendute come schiave al mercato di Damasco. Quell’anno iniziò un terribile calvario per tutte le popolazioni rivierasche e dell’entroterra del Mediterraneo occidentale e dell’Italia in particolare. Un calvario caratterizzato da continue stragi di popolazioni inermi e ruberie che ebbe fine in parte negli ultimi anni del 1500 per riprendere con più efferatezza a causa dei nuovi pirati Turchi e Barbareschi. Solo nel 1830  con la conquista francese dell’Algeria ebbe fine il lungo periodo della pirateria nel Mediterraneo. Ma chi erano i Saraceni? Erano dei predoni nomadi e ribelli, di etnia araba ma che trovavano nell’Islam e le sue conquiste territoriali solo un motivo per esercitare il brigantaggio. Già nell’anno 846 una ingente flotta saracena era sbarcata ad Ostia e aveva assediato Roma, devastando la basilica di San Pietro e quella di San Paolo. La reazione di Roma e dei suoi alleati sbaragliò l’esercito saraceno che riparò verso il Lazio meridionale assediando Gaeta. Truppe cristiane di rinforzo furono organizzate a Fondi e a Ceprano; da lì partirono alla volta di Gaeta. Nell’anno 849 i Saraceni avevano tentato di nuovo di assediare Roma ma erano stati sconfitti dalla flotta romana e da quella della Lega Campana (Napoli, Gaeta, Amalfi) durante la famosa battaglia navale di Ostia. Il periodo che riguarda questo articolo è dunque il IX e il X secolo, quando bande di Saraceni erano saldamente penetrate nell’entroterra italiano e venivano addirittura utilizzate dai signorotti locali per combattersi tra di loro. In particolare, nell’anno 879 il papa Giovanni VIII cercò di conquistare Gaeta con l’aiuto delle truppe longobarde del conte di Capua Pandonolfo. L’ìpato (comandante) di Gaeta, Docibile, pensò bene di chiedere aiuto ad alcune bande di Saraceni che si erano stabiliti in Agropoli. Questi arrivarono in massa ed iniziarono a saccheggiare Formia, Fondi e le loro campagne. Compreso l’errore di essersi appoggiato ad un esercito di criminali, Docibile, pacificato con il Papa, cercò di arginare e di combattere i Saraceni ma, dopo numerose e sanguinose battaglie, non essendo riuscito a convincerli a ritornare indietro, fu costretto a permettere loro di insediarsi alle foci del Garigliano, presso le rovine dell’antica Minturnae. Da quella sede, che fu anche fortificata, i Saraceni cominciarono a devastare l’entroterra laziale e campano per molti decenni. Nell’885 devastarono il monastero di Montecassino, uccidendone i monaci. Anche Ceprano fu assediata, senza successo, da bande di predoni, come riportano le cronache del tempo. Nonostante alcuni tentativi svolti per ricacciarli in mare, la città fortificata dei Saraceni durò per quasi quaranta anni, duranti i quali vennero perpetrate le peggiori nefandezze e i più devastanti saccheggi. Certo, quando si parla della tanto celebrata civiltà raffinata degli Emiri non si tiene conto che gran parte delle loro ricchezze, con le quali realizzarono costruzioni di un notevole livello artistico, provenivano dalla “quinta parte” dei bottini che spettava a loro di diritto. E molte costruzioni erano state realizzate con il lavoro degli schiavi cristiani… Nell’anno 914 venne eletto papa il vescovo di Ravenna, che si chiamò Giovanni X. Lo scopo primario del suo pontificato fu quello di sradicare l’insediamento saraceno del Garigliano. Chiamò in aiuto il re d’Italia Berengario, che risiedeva a Pavia. Questi, in cambio del suo aiuto, fu incoronato imperatore a Roma la domenica di Pasqua del 916. Ai primi di giugno un esercito formato dalle milizie del nord Italia di Berengario, da quelle pontificie, comandate dallo stesso Papa su un cavallo bianco, coadiuvate da altre truppe arrivate dagli stati del sud Italia e da una flotta bizantina e italiana, che chiudeva gli sbocchi al mare, circondarono la cittadella fortificata saracena. Il 14 giugno iniziò l’assedio che durò tre mesi. Un’ultima sortita dei Saraceni ruppe in parte l’assedio ma furono ben presto quasi tutti decimati. L’azione congiunta di molti eserciti “italiani”, una delle tante “unità d’Italia” sorte nel momento del bisogno, così come era già successo per la battaglia navale di Ostia, permise dunque di favorire il ritorno alla pace ed alla prosperità in regioni ridotte praticamente alla fame. Una lezione questa, che dovrebbe farci comprendere l’importanza dell’unità d’intenti e di azione per il bene di tutti.

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