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Borderline: a Ravenna un’esposizione di opere dell’inconscio

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di Giovanna Mellano
È questa la mostra inaugurata il 16 febbraio e aperta fino al 16 giugno 2013, al Mar, Museo d’arte della città di Ravenna. “Le storie d’autore che scorrono nelle sale di questa mostra – spiega il curatore Giorgio Bedoni – sono, in molti casi, figlie di lacerazioni personali e dell’esilio sociale, che debbono tuttavia parte del loro successo alla propria figura ambigua”. Quest’arte usciva dagli schemi ufficiali delle accademie e spesso gli autori erano pazienti di ospedali psichiatrici. Il pittore Jean Dubuffet, convinto della fertilità creatrice della follia, nel 1945 definì quest’arte con il concetto di Art Brut: arte grezza, opere d’arte eseguite da persone indenni da cultura artistica, indenni da norme estetiche convenzionali, ma spontanea (autodidatti, psicotici, prigionieri o semplicemente prive di cultura artistica).

 

L’esposizione inizia con il ritratto Il medico dell’ospedale di Bouffon di Théodore Géricault, e l’Elefante da battaglia di Bosch per continuare con Antonio Ligabue, Paul Klee, Basquiat, Aloise, Mattia Moreni, Clément Fraisse, André Masson, Salvador Dalì e tanti altri, molti dei quali provenienti dalla Collection de l’Art Brut di Losanna. La più ampia raccolta appartenente allo stesso concetto di arte grezza composta dalla Collezione di 133 opere donate alla città di Losanna da Jean Dubuffet nel 1971 aumentate nel tempo a 400 ed esposta assieme ad altre 700 opere.

Borderline a Ravenna è anche un motivo in più per rivisitare la città che conserva otto monumenti paleocristiani e bizantini riconosciuti Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. 

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