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Argilnews: il progenitore di Ceprano e una nuova voce sull’Europa dei 27

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di Gino Falleri (Presidente Nazionale GUS-Giornalisti Uffici Stampa-Gruppo FNSI)
Non è facile ipotizzare quale valutazione potrebbero dare dell’Europa dei 27 Robert Schuman, Jean Monnet, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Paul Henri Spaak ed Altiero Spinelli, i padri fondatori dell’Unione europea, se per “incantamento”, prendendo a prestito dalle rime di Dante Alighieri, ritornassero in vita. Alle sue titubanze, alla sua ondivaga politica estera, alla mancanza di coraggio ed alle resistenze ad affrontare temi scottanti, e risolverli, come quello dei rapporti con l’Islam e l’emigrazione extracomunitaria. Un bel dilemma e di difficile soluzione.
La gente comune non sembra che abbia grande dimestichezza con le istituzioni comunitarie ed è più propensa a ritenere che l’Unione sia un superstato e da Bruxelles guidi gli stati membri, sempre più svuotati delle loro prerogative. Non senza ragione. Le sue linee politiche, vedi la Strategia di Lisbona, non sempre hanno fornito i risultati pronosticati e non vi è nemmeno uniformità sulle misure da adottare per salvare le economie degli stati membri in difficoltà. La Germania il più delle volte di traverso.
Non tutti, noi per primi che in materia di dibattito politico siano insuperabili, riescono a trarre quei benefici che si potrebbero acquisire dall’impiego delle risorse messe a disposizione dal bilancio dell’Unione. Soprattutto per impiegarle nelle regioni meno dotate e farle crescere. Poi, ma non ultimo, la burocrazia, che non ha niente da invidiare a quella nostra, nonostante Brunetta, e l’insensibilità di Commissione e Parlamento sulla mattanza dei cristiani. Solo dopo giorni di richiami ha mostrato un flebile interesse.
Sull’Italia, quale paese cofondatore dell’Unione, i giudizi sono altalenanti ed il suo peso politico non di grande caratura. I pilastri sono Germania, Francia ed Inghilterra. Alla sua immagine non giova il nostro teatro politico e l’attuale situazione economica non proprio delle migliori. Per l’Europa dei 27 in fatto di crescita e di riforme saremmo una specie di maglia nera. Anche al tempo in cui Prodi era il capo della Commissione la situazione non era diversa. Purtroppo i dati economici mostrano uno stentato miglioramento e questo costituisce materia prima per contestare le politiche governative.
Non si tiene conto di due elementi: la necessità di creare ricchezza per ridistribuirla, quindi il coraggio di cancellare tutto quello che è superato, guardando soprattutto all’Unione, e il peso della burocrazia statale e locale. Ancora non sono il volano dello sviluppo.
Infine c’è la classe politica sempre meno dotata rispetto alle esigenze del cittadino, considerato sovente un suddito e non il titolare della sovranità. Dall’uscita della “Casta” di Rizzo e Stella non è cambiato quasi niente. Molte belle parole e promesse. Queste si, tante. Una classe politica sempre pronta a legiferare pesanti sanzioni amministrative per la minima infrazione commessa mentre si considera franca per le sue inadempienze o gli errori di valutazione.
Poi c’è la questione morale. Non passa giorno che la magistratura inquirente non scopra violazioni poiché i controlli preventivi sono stati aboliti. Ora circola una voce di non poco conto. Starebbe valutando la possibilità per ridurre il pesante debito pubblico, che ha creato, introducendo una patrimoniale o di entrare nei nostri conti correnti come ha fatto Giuliano Amato nel 1992. Risanamento del debito per nobili future finalità, s’intende. 
Lo spunto per questa premessa sull’Unione lo fornisce Argil, l’uomo europeo. Quella testa di un antichissimo nostro progenitore rinvenuta per caso nell’argilla nel territorio di Ceprano e che è stata la molla per organizzare un premio giornalistico internazionale ad opera del Gus, il Gruppo Giornalisti Uffici Stampa, che fa parte della rete dei Comunicatori dell’Olaf, con la collaborazione della Provincia di Frosinone. Una sezione del premio, quella dedicata all’Europa, ha visto vincitore Pier Virgilio Dastoli, l’attuale presidente del Movimento europeo. Iniziativa che si ripeterà anche quest’anno.
Ebbene ora Argil è di nuovo in prima linea con un suo sito online, una nuova voce per irrobustire ancora il pluralismo; registrato come una qualsiasi pubblicazione ai sensi della legge 47/48. L’online, a detta degli esperti, dovrebbe essere il futuro della carta stampata. Il 34 per cento degli americani già si informa attraverso la rete, secondo una recente indagine della “Pew Research Center”. Un sito dove non saranno affrontati soltanto i temi relativi alla paleontologia, agli ominidi e quant’altro possa interessare l’Uomo sapiens, ma anche quelli forniti dall’attualità culturale e politica, dall’Unione Europea, nonché quelli del mondo dell’informazione.
Il nostro mondo, se sia o no super partes, è da tempo sotto osservazione di “Freedom of House” e di “Reporter sans frontiéres”. Purtroppo nelle graduatorie annuali non siamo collocati nel gruppo di testa. Ostano alcuni motivi ed uno, tralasciando quelli politici, riguarda l’autorizzazione a pubblicare, come ai tempi delle Gazzette. La loro uscita doveva essere approvata dal Principe o dall’autorità ecclesiastica. Sulla libertà di stampa, senza il placet, si potrebbe rileggere “L’Areopagita. Per la libertà di stampare senza licenza” di John Milton. Un aspetto della nostra legislazione su cui si è soffermato l’avvocato Oreste Flamminii Minuto nel suo libro “Troppi farabutti. Il conflitto tra stampa e potere in Italia”.
Niente è immutabile, se non altro in considerazione che esistono due diritti inalienabili: quello di informare correttamente e quello di essere informati. L’informazione, da non dimenticare, è un servizio di preminente interesse pubblico.
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