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La corte di Strasburgo: il crocifisso in aula non discrimina

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di Padre Gianfranco Grieco (Pontificio Consiglio pro familia)
Con una sentenza definitiva della Grande Chambre la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha assolto lo Stato italiano dalla violazione del diritto di libertà di educazione attuato –  questa in verità era la tesi sconcertante del primo pronunciamento – con l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. I giudici che rappresentano il Consiglio d’Europa ( 47 Stati membri) pongono così fine ad una vicenda avviata nella loro Corte con una condanna del nostro Paese il 3 novembre 2009 ( un verdetto emesso all’unanimità da una camera di sette membri ), ma proseguita poi con una udienza nel plenum di Strasburgo tenutasi il 30 giugno del 2010. In quella seduta ben dieci Stati membri si erano pronunciati in difesa dell’Italia, e la sentenza emanata il 18 marzo scorso ne tiene dettagliatamente conto.
In una parola, per riassumere il falso problema, la Corte ha stabilito che < Il crocifisso in aula non discrimina> perché in quel simbolo sono racchiusi tutti i valori della persona. Questa, non è la vittoria di una parte, ma è la vittoria di tutti. L’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule pubbliche italiane non solo dà voce ad un vasto sentire del popolo, ma ribadisce anche il principio fondamentale e decisivo per tutti, che la cultura dei diritti dell’uomo non debba mai essere pensata in contrapposizione ai fondamenti religiosi della civiltà, in particolare  di una civiltà cristiana, come quella europea, a cui il cristianesimo ha dato il suo essenziale contributo.
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